Casa di riposo Don Guanella Maggia
Le origini
Il Comune di Maggia aveva accettato il 1° febbraio 1695, il Beneficio Martinelli con i conseguenti obblighi e i beni che ne costituivano la dote. Il benefattore intendeva istituire una scuola gratuita a favore dei bambini della valle.
Nel tempo le condizioni sociali cambiarono, così nel 1915 si decise di costruire un ricovero-ospedale in Valle Maggia e il Comune e la parrocchia di Maggia pensarono di offrire il beneficio, con tutti i beni che possedeva, alla Congregazione di Don Guanella, perché vi aprisse un ricovero per infermi e derelitti.
Nell’Assemblea comunale, convocata il 10 ottobre 1915, si risolveva all’unanimità <<di cedere il Beneficio Martinelli Crediti e Stabili, diritti e obblighi annessi ecc. pe l’impianto dell’Ospedale Ricovero a Maggia>>.
<<La Superiora delle Figlie di S.Maria della Provvidenza (Guanelliane) ne domandava il consenso al Fondatore il quale, già gravemente infermo, rispondeva dal suo letto di dolore: “Si, accetto: fate, fate pure!” Egli moriva pochi giorni dopo, il 24 ottobre 1915; così che l’Ospizio di Maggia fu l’ultima Opera di Lui vivente. Il suo Successore (allora Don Aurelio Bacciarini) accogliendo l’eredità del comun Padre, il 1° dicembre 1915, confermava: “Ben volentieri e con riconoscenza accettiamo il Legato Martinelli di Maggia!”>>
L’ospizio fu inaugurato il 7 maggio 1916 e lo stesso giorno si procedette alla benedizione della prima pietra del nuovo edificio.
Don Aurelio Bacciarini, futuro vescovo di Lugano, consegnò alle pagine della <<Divina Provvidenza>> la cronaca della giornata valmaggese, da cui stralciamo: <<Si volle inaugurare il Ricovero provvisorio e benedire la prima pietra dell’erigendo Ospizio. E fu mons. Vescovo di Lugano che si degnò recarsi personalmente a Maggia per compiervi la santa cerimonia. Il buon popolo di Maggia, convenientemente disposto dal suo Parroco zelantissimo, aveva preparato una vera e sontuosa festa con archi trionfali e fiori a profusione per onorare la venuta del Vescovo e l’ingresso delle Suore che erano accompagnate dalla stessa Superiora generale>>
La stampa così annunciava la fondazione del nuovo istituto religioso valmaggese:
<<Un atto gentile ed ottimo, ha compito il popolo di Maggia. Previo accordo colle autorità ecclesiastiche, ha fatto cessione del “beneficio Martinelli” consistente in caseggiati, prati e terreni alle Suore di S. Maria della Provvidenza allo scopo di fondarvi un ospedale ricovero per invalidi, infermi di ogni età.
La notizia di tale istituzione venne appresa con sommo piacere dai comuni della valle, essendovi in essa sentito il bisogno, e la nuova opera incontrerà la simpatia di quanti conoscono lo spirito di zelo, sacrificio, abnegazione che regna negli istituti si carità fondati dall’indimenticabile Don Guanella ed ora diretti dal nostro esimio concittadino Don Bacciarini.
Sappiamo che le Suore intendono dar subito principio alla fabbricazione d’un nuovo locale, conforme all’esigenza dei tempi, e data la magnifica posizione, unica in tutta la valle, la nuova opera, troverà appoggio ovunque. Vadano da queste colonne un sentito ringraziamento al comune di Maggia per il cospicuo dono e le povere martorelle di Don Guanella siano le ben venute fra noi>>
L’opera caritativa e di assistenza ebbe i suoi umili inizi in ampi stanzoni al piano superiore della casa Martinelli dove le prime suore <<alloggiarono alla belle meglio i primi ospiti>> mentre al piano inferiore aveva sede la scuola materna del paese.
Si iniziò la vita dell’Ospizio <<con tre o quattro ricoverati che alla loro entrata nell’ospizio hanno portato tutto perfino il letto perché la povertà era grande e s’iniziava dal nulla e con nulla>>
Lo sviluppo
Con la benedizione impartita dal vescovo Alfredo Peri-Morosini alla prima pietra sulla quale erano scolpite le parole << Domus Matri Divinae Providentiae Dicata>>, prendeva avvio la costruzione della nuova Casa, secondo i canoni architettonici di allora.
<> informa dello <> innalzato a Maggia su disegno dell’<>e realizzato dell’impresario di Moghegno Serafino Ramelli.
Nello stesso quotidiano si poteva leggere: <<Discendevo in uno dei passati giorni alla Stazione di Maggia, capoluogo del Circolo omonimo, ed ecco, verso nord, mi si affaccia l’imponente mole di un grandioso fabbricato messo appunto di questi giorni a tetto. Credetti a tutta prima si trattasse della costruzione di un vasto albergo; invece il maestoso edificio sarò un Ospizio Guanella. Sicuro; la carità cristiana non conosce confini e si ramifica dappertutto dove c’è un dolore da lenire, una lagrima da tergere>>.
Il nuovo ricovero <<sorge in splendida posizione che domina e signoreggia tutta la bassa valle>>. Determinante fu l’aiuto consistente giunto dal ricovero grigionese dal 1918 al 1921.
Non vennero mai meno le offerte private. Nel novembre del 1919 la direzione dell’Ospizio intraprese le pratiche per ottenere i sussidi cantonali federali, che furono assegnati nel Marzo del 1920.
Il 5 Maggio 1920 ebbe luogo l’inaugurazione del nuovo ricovero. Così, sempre <> ne informa i lettori: <<Le Suore di santa Maria della Provvidenza, già da quattro anni tenevano un Ospizio per gli ammalati nella casa del legato Martinelli loro deceduto nel 1916 dal popolo di Maggia. Nei nuovi locali, da giorni se ne faceva l’arredamento. Vi si trasportarono gli ammalati ed il 5 di questo mese se ne fece solenne inaugurazione>>
Nel tempo l’opera si estese, si modificò a seguito dei bisogni crescenti, acquisendo mezzi e strumenti, ambienti e specializzazioni atti a un servizio sempre più mirato.
Nel 1940 all’Ospizio <<venne riconosciuta dall’autorità cantonale la qualifica di ospedale>>. Quindi <<si adattò un piccolo reparto per medicina generale e un altro per maternità e si sostituì il nome di Ospizio con il nome di Ospedale-Ricovero. Il Reparto maternità venne a cessare la sua attività nel 1947. Il reparto medicina venne trasportato in uno stabile, che era stato trasformato in antecedenza da rustico in casa abitabile, con tutti i servizi adatti allo scopo e incominciò a funzionare sotto il nome di Casa di Cura nell’anno 1956 in essa venivano assistiti i malati del paese e della valle che ne facessero richiesta. Posti letto 13; sempre occupati! Dal 1957 il piano terreno di questo fabbricato [fu] trasformato in un appartamento per ambulatorio medico del paese e della bassa valle>>
Gli anni ’50 videro anche la costruzione della Fondazione <> che, escludendo ogni scopo di lucro, aveva come scopo primario <<di permettere ai membri della congregazione “Figlie di S. Maria della Provvidenza in Roma” il proprio perfezionamento attraverso opere di carità e pietà cristiana in favore dei poveri bisognosi di cura ed assistenza, attinenti o domiciliati nel Cantone Ticino altri non esclusi qualora le contingenze lo permettessero, senza distinzione di religione, nazionalità, età e sesso>>.
Alla fine degli anni ’60 si predispose, <<sotto gli auspici della Direzione Generale della Congregazione [delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza], un ampio e coraggioso programma edilizio di nuovi padiglioni, idonei a soddisfare le più moderne metodologie per l’assistenza degli anziani>>
Negli anni a seguire si ebbe un crescente sviluppo e un costante miglioramento sotto gli auspici della Provvidenza, degli Enti pubblici e di generosi benefattori, ma incoraggiati soprattutto dall’evento della beatificazione di don Luigi Guanella, prima (25 ottobre 1964), e di suor Chiara Bosatta, dopo (21 aprile 1991).
L’ultima ristrutturazione radicale ha inizio nel 2003 e nel tempo ci consegna una realtà viva, un punto di riferimento sicuro nel quadro delle offerte socio-sanitarie locali per gli anziani della Valle, ma anche da fuori distretto. Dal 1 luglio 2015 la casa di Maggia è sussidiata dal Cantone con un contratto di prestazione stipulato il 6 luglio dello stesso anno.
Don Guanella, proclamato santo il 23.10.2011, guarda compiaciuto questa sua famiglia, ci benedice e ci incoraggia ad incarnare la sua spiritualità che lo ha portato ad essere testimone dell’amore di Dio tra i fratelli più poveri.
Le Suore della Valle
È vero, questa Casa ha alle spalle più di 100 anni di storia, eredità importante, forse a volte anche un po’ ingombrante, perché si tratta di un secolo segnato da un servizio all’amore.
Le sorelle che ci hanno preceduto, in un secolo di presenza nella Casa di Maggia, secondo le indicazioni del Fondatore, hanno prestato <<al prossimo un aiuto spirituale e un aiuto corporale, dedicandosi più specialmente ai beniamini della divina Provvidenze, vale a dire alle persone più abbandonate e bisognose, perché in esse è più vivamente rappresentata la persona adorabile del Divino Salvatore>>.
Dalle testimonianze di coloro che le hanno conosciute, si delineano immagini di persone assolutamente fedeli al Signore e, per questo, fedeli ai Suoi figli; persone che hanno affrontato la fatica di tradurre in concretezza l’impegno di fede, di speranza per un domani migliore e di amore in un oggi da comporre ogni giorno alla luce dell’Amore Divino.
Stralciamo da uno scritto del Vescovo, Mons.Valerio Lazzeri: tra le molte perle della ricca storia della Casa, le più preziose sono probabilmente quelle che troviamo incastonate fra le parole di alcuni diretti testimoni di questa luminosa realtà religiosa in Ticino.
C’è la gratitudine piena di stupore dell’uno: “Ditemi, ditemi, tanto umili e tanto buone suore, quanto è grande il vostro cuore! Ditemi dove trovate tante riposte energie! Ditemi quante ore perdete del vostro sonno per pensare, per provvedere a me, a noi, che siamo venuti a cercare tranquillità e riposo nel vostro Ospizio!”
C’è, in altri, la quasi inspiegabile percezione di essere tutti dei “preferiti” in questo luogo di accoglienza de più fragili: “Talvolta mi vien fatto di credere che mi vengano usati dei riguardi speciali; ma poi, ripensando meglio, debbo riconoscere che le suore sono imparziali e che si occupano e si preoccupano di tutti e per tutti con il medesimo interesse e curano tutti con eguale amore, gentilezza e premura”
C’è l’ammirazione di un collaboratore della Casa per la qualità di una presenza capace di trasfigurare il dolore: “nella casa, ho potuto vedere giorno per giorno come la presenza delle suore, umile e discreta, ma fondamentale, con la loro spiritualità vissuta e irradiata, offriva agli ospiti un servizio rispettoso per le loro necessità, un’assistenza particolare nell’affrontare la sofferenza facendogliela vivere come un periodo di grazia”.
Qualcuno, infine, fa la sintesi di tutte le reazioni, parlando di un indelebile ricordo d’infanzia “Fin da quando ero piccola ho sempre sentito parlare dell’Ospizio e delle suore di Maggia come di una cosa speciale. Il fatto che all’Ospizio potessero essere curati tutti i nostri anziani e in nostri ammalati che a casa non avevano più nessuno era una cosa molto grande per tutti i paesi della Valle”.
Ecco, la casa di Maggia si trova a ripercorrere una lunga strada lastricata di bene. È un’eredità importante che il passato ci ha lasciato, concretizzato in una Casa di Sollecitudine generosa per l’intera valle e per i suoi anziani, che vi hanno trovato, per un tratto del loro cammino, il calore di una nova famiglia.
Ci sono voluti certamente coraggio e spirito pionieristico per aprire questa Casa in un contesto ben diverso dall’attuale. Alla radice ci sono state certamente l’attenzione e l’impegno che vengono dal cuore. Un servizio come questo ha però anche subito richiesto lo sviluppo di una professionalità e pure l’altrettanto importante adeguamento delle strutture in rapporto all’evolversi delle esigenze. Si pensi soltanto alle conseguenze oggi del progressivo aumento dell’età media della vita. L’impulso dato all’origine però non è venuto meno.
È doveroso sottolineare, al riguardo, come proprio dalle Congregazioni religiose e da Fondazioni riferite ai lavori cristiani siano sorte nel nostro Paese diverse di queste Case creando un tessuto di risposte adeguate a precise necessità sociali, in un tempo in cui l’Ente pubblico, a differenza di oggi, non era particolarmente presente in questo specifico settore. Dal passato viene comunque un richiamo ineludibile. Ci vuole infatti una Casa, non solo per accogliere anziani, ma pure per custodire il loro il senso del calore della dignità incondizionata della loro vita. Il carisma religioso delle suore svolge un ruolo in un certo qual modo profetico rispetto a una società basata sul mito dell’efficienza. Qui le persone della terza e quarta età non corroso il rischio di essere messe da parte e ignorate. Possono ricevere quella cura integrale di cui ha sete il cuore umano, anche quando le forze non permettono più di essere attivi e produttivi. Riescono a ritrovare quel ruolo significativo che potevano ancora avere in contesti sociali e culturali di un passato nemmeno tanto lontano, dove alla povertà materiale faceva da contrappunto una maggiore ricchezza di umanità. L’anziano infatti deve potersi sentire riconosciuto, non solo per quello che ha compito, ma per quello che è oggi, per la sua irradiazione silenziosa. Il suo semplice esserci ci ricorda il compito di imparare ad amare ed apprezzare la vita in tutte le sue età. La vita è sempre un dono prezioso, anche quando fragilità e debolezza sembrano avere il sopravvento.
In questa prospettiva, la casa di Maggia, come altre analoghe nel nostro Paese, ha capito molto bene che, se i progressi nell’ambito della prevenzione e della medicina hanno permesso di aggiungere anni alla vita, è soprattutto importante saper aggiungere vita agli anni, arricchendo di senso il cammino umano nel tempo in ogni stagione.
La Pedagogia
Guanelliana
a 100 anni e oltre
La Casa don Guanella, come molte altre Case della Congregazione, sorte nel secolo scorso, non è stato e non è luogo di pietosa assistenza, ma centro di vera promozione umana e di recupero attraverso tecniche sperimentate che, ancora oggi, sono messe in atto anche attraverso la preziosa collaborazione di operatori esterni, formati e motivati, che vi operano sulla base dei principi fondamentali guanelliani, permettendo di guardare al futuro con lungimiranza e grande speranza.
Il carisma guanelliano trova il suo fondamento, il suo cuore nel primato della vita interiore, della preghiera, del momento contemplativo da cui nasce la carità. La preghiera, l’interiorità non sono qualcosa che prende gusto in se stesso, un lusso dello spirito: da essa scaturisce il fuoco della carità, che si esprime nel servizio ai fratelli, soprattutto più bisognosi. <<L’educazione e la cura in genere è opera di cuore. Gli ospiti vivono come in grembo ad una famiglia calda d’affetto>>.
È, forse, questo il leitmotiv che ha animato, sostenuto e accompagnato la Casa di Maggia in questi primi cento anni di vita. San Luigi propugnava, come già ricordato, lo stile di famiglia come il miglior sistema educativo, di prevenzione e di promozione umana oltre che di cura.
<< date pane e Paradiso>>: parole che permettono di comprendere appieno il progetto educativo guanelliano. È con la risposta ai bisogni immediati dei fratelli (pane) e nella aspirazione a mete spirituali (Paradiso) che da cento anni le Figlie di Santa Maria della Provvidenza lavorano a stretto contratto con gli anziani e la popolazione valmaggese, guardando i fratelli – come ha detto recentemente papa Francesco alla famiglia guanelliana – <<con occhi nuovi, resi più luminosi dall’amore e dalla speranza. Sono occhi che permettono di guardarsi dentro con verità e di vedere lontano nella carità. A questo sguardo gli altri non appaiono come ostacoli da superare, ma come fratelli e sorelle da accogliere. Si scopre così, come disse Don Guanella, che l’amore del prossimo è il conforto della vita”>>
Don Guanella <<voleva che le persone anziane fossero ritenute i veri padroni e signori della casa; dovevano avere la più ampia possibilità di movimento: […] molto si deve concedere delle loro abitudini. Ricordava che, seppure fossero state pezzenti e vagabonde, pure avendo la libertà che era la loro cosa più cara. Voleva che al ricoverato fosse risparmiato il senso di solitudine e di abbandono, perché chi soffre ha più necessità di amore e di affetto>>.
Fonte: “Pane e Paradiso
100 anni della Casa con Luigi Guanella di Maggia”
Carlo cattaneo